Monumenti
Piazza Simone
La denominazione esatta – a dire il vero – è Piazza Umberto I, ma la tradizione popolare ha ribattezzato questo luogo con la più generica voce che tutti conosciamo: Piazza Simone, appunto, e chissà quale Simone di passata memoria contribuì a questa modifica che è tuttora rispettata e tramandata!
E’ uno spiazzo con determinate, proprie caratteristiche, ubicato a ridosso della Chiesa Parrocchiale e delimitato ai lati da un palazzo di proprietà dell’Opera Pia Cimini e da altre abitazioni private.
Una delle vie “in salita” del centro storico del paese la taglia esattamente a metà: sulla destra la zona completamente pianeggiante e “quadrettata” di recente sistemazione; sul lato opposto, in graduale pendenza, uno spazio più piccolo su cui troneggia un maestoso albero sempreverde sotto la cui “chioma protettiva” – dispensatrice d’ombra e frescura – trovano pacata accoglienza sull’unica panchina gli anziani del paese o turisti che rimangono estasiati e rapiti dal silenzio che vi regna sovrano. Uno spazio rimasto aperto tra i tetti sottostanti, nel lato che guarda verso la montagna, permette una visione indescrivibile di grandezza; un paesaggio maestoso che cattura e trascina l’occhio in lontananza, a risalire lungo i viottoli del bosco, ad innalzarsi ed a raggiungere la sommità di un baluardo naturale messo – quasi di proposito – a protezione del paese per ripararlo dai venti forti impetuosi, a regalare un profumo forte di selvaggio, d’aromi, di resine che pervadono i sensi ed i sentimenti….Ci si perde, ci si allontana, si sconfina verso un qualcosa che la penna non riesce a riportare sulla carta… Bisogna viverlo, osservarlo!
Un lampione di forma classica, sul far della sera, diffonde la sua luce discreta, lieve, soffusa, senza voler aggiungere nulla di “moderno” all’atmosfera particolare di questa piccola piazza che può essere definita un po’ il cuore vero del paese, il punto di riferimento per passanti e viandanti.
Nei mesi primaverili, in estate (ed anche oltre se la bella stagione continua ulteriormente) le melodie più dolci che vi si ascoltano provengono esclusivamente dal canto dei tanti uccellini che si radunano e si danno armonioso convegno tra i rami dell’albero grande… ed un miscuglio di toni ora acuti, ora pacati, ora elevati regalano un concerto che nessuna grand’orchestra o nessun solista potrebbe eguagliare.
Fonte Vecchia
La Sabina riserva ai visitatori ed ai turisti tesori antichi che la fanno apprezzare ogni giorno di più. Al paesaggio aspro e attraente al clima collinare,alla straordinaria cordialità della gente si uniscono dei particolari artistici di grande interesse. Tra questi un’antica fontana situata nel territorio di Montasola a ridosso della strada che – attraverso una vallata stupenda – inizia dalla località Foecella e conduce alla madonna di Cottanello.
Il manufatto denominato Fonte Vecchia risale a tempi antichissimi e, sia pure ristrutturata negli ultimi decenni, conserva un originalissimo disegno architettonico di chissà quale remoto ideatore.
Particolarità principale il disegno delle fontanelle situato su due diversi livelli del terreno: una parte superiore è costituita dalla cupola, quella inferiore da due vasche utilizzate come abbeveratoio e collegate alla prima da una terza vasca intermedia.
Si tratta di un’opera molto rara che merita l’attenzione del turista per la sua originalità costruttiva. La Sabina è arricchita da molte di queste opere giunte fino a noi attraverso il tempo e che costituiscono un patrimonio popolare unico ed irrepetibile. In un momento di rilancio e d’interesse per le radici, la nostra terra merita particolare attenzione.
La Chiesa dell'Oratorio
La chiesa dell’Oratorio fa parte del complesso denominato dell’Opera Pia Cimini, lasciato in eredità dal benefattore Francesco Cimini alla sua morte, nel 1712.
Di questo Complesso fanno parte anche un Ospedale, adiacente all’oratorio, la chiesetta del Monte e diverse proprietà in Sabina ed a Roma.
La storia racconta di questo cittadino di Montatola, che nel XVII secolo divenne ricco scoprendo delle verghe d’oro nella bottega a Roma in cui lavorava come falegname.
Nel 1681, com’è riportato negli atti del Buon Governo, Francesco Cimini concede un censo di 500 scudi alla comunità di Montasola, non potendo questa poi risanare il reddito, dieci anni dopo, pretende che essa s’impegni a pagare in perpetuo un Mastro di Scola per studenti meritevoli e una dote per le oneste zitelle. Muore a Roma il 29 novembre del 1712 e lascia un testamento con disposizioni ben precise di come deve essere ripartita e amministrata la sua eredità. Principale beneficiaria sarà proprio Montatola.
Vero tesoro di Montatola è proprio la chiesa dell’Oratorio: unica nel suo genere in tutto il circondario, la Cappella è ricca di straordinari gruppi marmorei e di splendidi dipinti tra i quali spicca sul meraviglioso altare in stile barocco la tela della SS. Concezione, attribuito se non al pittore Antonio Gherardi, ad un allievo molto vicino al maestro. La particolarità di questa bellissima tela è la possibilità di essere intercambiabile con un Crocefisso ligneo, mediante un argano ancora funzionante, ciò che rende ancor oggi l’altare incomparabile. Il Santissimo Crocefisso era il simbolo dell’Oratorio dell’Opera Pia,così come si evince da tutte le carte relative alle sue attività nelle quali tale effige viene riportata. Abbelliscono l’altare i due splenditi putti marmorei, posti sulle balaustre dell’altare, che la tradizione popolare attribuisce alla scuola del Bernini. L’oratorio segue perfettamente i canoni dello stile barocco, e ciò su esplicita richiesta del mittente F.Cimini, che trae spunto dalle chiese romane che in quel tempo era solito frequentare a Roma, in via dell’Arco della Ciambella dove era situata la bottega in cui lavorava.
Nella sua delicatezza, tra marmi e dipinti, anche qui ricompare una balaustra scolpita nel pregiato marmo rosa di Cottanello; la stessa originaria della chiesa di S.Maria Morella, frammentata in tre parti e condivisa ora tra la chiesa parrocchiale di S.Pietro e Tommaso, l’oratorio e S.Maria Morella.
L’oratorio condivide con l’adiacente chiesa di S.Michele Arcangelo il Campanile e due delle quattro campane.
La Chiesa di San Michele Arcangelo
S. Michele Arcangelo è un’altra delle tre chiese nell’interno dell’abitato; non si sa quando e da chi sia stata costruita, tuttavia si ipotizza la possibilità che sia la più antica almeno tra le chiese all’interno dell’abitato, risalente alle origini stesse del paese. Svolse un tempo funzioni di parrocchiale e una curiosità è proprio che Montatola fino al 1950 condivideva contemporaneamente due chiese parrocchiali: l’attuale, la chiesa di S. Pietro e Tommaso e la chiesa di S. Michele Arcangelo.
All’interno ha la tipica struttura romanica a navata unica, e conserva intatto il pavimento originale; ha tre altari: il maggiore in origine dedicato a S. Michele Arcangelo, ora vi compare un quadro della Madonna; ai lati si reggono le forme, incassate nel muro, di due altari, uno di rimpetto all’altro: l’altare di Santa Lucia sulla destra, con una bella tela dedicata alla santa ma da restaurare e quello di S. Maria Maddalena la penitente sulla sinistra.
La chiesetta fu tenuta per anni quasi in abbandono: il tetto precipitò, e forse in quel periodo i quadri dei due altari scomparvero. Da non molto tempo sono stati eseguiti i necessari restauri grazie soprattutto ai proventi mandati da una comunità di Montatola che nei primi anni del secolo scorso emigrò in Francia, nel paese di Annecy, ad indicarne l’attaccamento alle loro radici e l’affetto per i luoghi cari alle usanze e alla memoria. Nel pavimento si osservano i chiusini di due tombe e nella piccola sacrestia la pietra di un ossario. Notevole era la pila antichissima dell’acqua santa in marmo, ora non più in possesso della chiesa: nell’interno di essa erano scolpiti coccodrilli e pesci e nella curva esterna lo stemma pontificale con le chiavi ed il triregno,e sotto di esso uno scudo; una seconda acquasantiera murata su una parete, sembra risalire all’epoca paleocristiana. Nella sagrestia rimane un antico ciborio in marmo con ancora un piccolo ganghero in ferro che sorreggeva uno sportello di legno: ora è incassato nel muro in senso orizzontale, e viene adibito per l’abluzione delle cose sacre. All’interno è rimasto tuttora un passaggio, in origine privato, che conduceva alle adiacenti case nobiliari, permettendo di partecipare le famiglie nobili alle funzioni religiose senza per questo attraversare la strada pubblica.
La chiesa sta vicina all’oratorio Cimini, tanto da condividerne il campanile: delle 4 campane, due appartengono alla chiesa di S. Michele, le altre due all’oratorio.
La Chiesa dei Santi Pietro e Tommaso
La chiesa parrocchiale di S. Pietro e Tommaso è costruita quasi alla sommità dell’abitato e custodisce un’epigrafe, posta sulla porta d’accesso alla chiesa, che ci dà la data di fondazione della cittadina avvenuta nell’anno 1191 per opera di Papa Celestino III, ricordando nel contempo la costruzione della chiesa dedicata agli apostoli Pietro e Tommaso e la dipendenza dall’Abbazia di Farfa. Sempre sulla porta d’accesso, l’architrave in marmo rosa di Cottanello riporta la data MDCCXXI, probabilmente la data di uno dei successivi restauri che hanno interessato la chiesa.
Inizialmente si trovavano cinque altari oltre quello maggiore(probabilmente uno è stato smantellato completamente, in quanto oggi mancante): l’altare maggiore è dedicato al SS. Sacramento e alla Madonna Assunta. Nella nicchia centrale dell’abside è collocata la statua lignea dell’Assunta; alla sua destra una statua raffigurante S.Antonio e alla sinistra un’altra immagine della Madonna, veneratissima nel culto delle popolazioni sabine. La balaustra in marmo rosa è stata installata nel 1923, asportata dalla chiesa di S.Maria Morella per due terzi portata nella chiesa parrocchiale e un terzo nella chiesa dell’oratorio. Partendo dalla parete destra, entrando, si scopre subito un meraviglioso altare del ‘500, dedicato alla Madonna del Rosario o detto anche “della Via Crucis”. La tela, raffigurante la Madonna tra il fondatore dell’ordine domenicano, S.Domenico e la corrispettiva suora dello stesso ordine, è installato all’interno di una preziosissima cornice in legno intagliato, originale del XVI secolo, rappresentante con i suoi 15 riquadri gli altrettanti misteri del Rosario.
Scorrendo avanti, s’incontra la cuffia di un’antica abside, lateralmente all’altare centrale, con l’ affrescho attribuito a Domenico Rainaldi risalente alla fine del ‘300. Le immagini che vi si trovano affrescate della Madonna con il Bambino, S.Pietro e S.Francesco, si presuppone fossero collocate nell’abside dell’originaria chiesa un tempo esistita e sulla quale fosse poi stata eretta,perpendicolarmente ad essa , l’attuale chiesa Parrocchiale. Entrando, sul lato sinistro s’incontra invece l’altare intitolato a S.Maria in Cecalupi, detto anche S.Maria della Neve. L’affresco rappresenta La Madonna con i Santi Eusebio e Giovanni, gli stessi che s’incontrano nei quadri posti sulla parete del coro oltre a S.Pietro e Tommaso. L’ultimo altare è detto di S.Prospero e non è originario di questa chiesa ma prelevato dall’antica chiesa di S.Antonino (oramai in rovina), a dimostrazione dei lavori di restauro eseguiti nell’arco dei secoli. Anche in questo caso la tela posta sull’altare è originale del ‘500. Di particolare pregio sono l’acquasantiera del ‘300, il soffitto a cassettoni del ‘500 ed un quadro, anch’esso prelevato dalla chiesa di S.Maria Morella, rappresentante la Madonna col Bambino, S.Pietro vicino a S.Carlo Borromeo e un uomo inginocchiato sulla destra, che si presume essere il committente stesso della tela, nonché proprio Angelo Bonelli, protettore della chiesa di S.Maria Morella nel 1600.
All’esterno,la facciata della chiesa non presenta un alto valore artistico; aldilà delle epigrafi che vi compaiono non si rivela altro che una semplice facciata intonacata. Uno dei motivi potrebbe essere proprio l’alto numero delle ristrutturazioni e rimaneggiamenti effettuati alla chiesa nel corso dei secoli; tant’è che, s’è visto, la direzione originaria potrebbe non coincidere con l’attuale direzione della chiesa;oltremodo giustificato dal fatto che la facciata si indirizza non su una piazza o su una via che goda di visibilità,tipico di un luogo dedicato al culto religioso, ma stretta tra le piccole vie che caratterizzano la struttura medievale del borgo.
Santa Maria Murella
Situata nella località dove doveva sorgere la città di Laurum (primo insediamento d’origine romana nel territorio dell’attuale Montasola) la chiesa di S. Maria delle Murelle, fu certamente costruita su rovine romane (donde il nome di “murelle”, resti murari ancora evidenti) le quali affiorano ancora oggi tutti intorno ed in parte riutilizzati per la fabbricazione del tempio, di cui s’ignora con certezza la data d’erezione, ma che si presume intorno al XII secolo. Si tratta di un edificio ad aula unica che conserva sulle facciate alcune importanti scritture del XIV secolo. Nella parte alta della fronte sono murate, infatti, una serie di mensole che sorreggono una cornice e dei bassorilievi. Tali elementi scultorei rappresentano soggetti fitomorfi, zoomorfi ed antropomorfi. Trai resti antichi rimangono alcuni elementi ritenuti dallo storico Guardabassi d’origine umbro-sabina. Si avanza l’opinione che la chiesa medievale fu innalzata sopra un preesistente tempio pagano, Sabino o romano e che più tardi fu “ecclesia castri” del castello che dominava la località. La chiesa ebbe funzione parrocchiale ancora nel secolo XIV ed aveva alle sue dipendenze alcune cappelle. In questo periodo la facciata subì delle modifiche che rimasero intatte fino all’ultimo restauro, nel 1693,eseguito per opera del curato Angelo Bonelli, il quale ha l’importanza di aver apportato benefici e miglioramenti, nonché la ristrutturazione di una pregiata tela che ora si trova tuttavia all’interno della chiesa parrocchiale dei SS. Pietro e Tommaso. Alla sua morte, nel 1697, il Bonelli ricevette sepoltura sotto lo stesso pavimento della chiesa, in onore delle attenzioni dimostrate verso questo luogo. Al centro della facciata si apre una bella monofora, intorno alla quale sono disposte tre sculture molto interessanti: in alto un uccello, forse un’aquila, lateralmente, su due colonne con capitelli, due leoni.
Presso la chiesa, verso settentrione ed oriente, è stato costruito il cimitero comunale. Monumenti funebri sono stati addossati alle pareti esterne della chiesa; diversi resti murari sono stati variamente reimpiegati di fronte e lateralmente, inoltre sul viale d’accesso alla chiesa è stata lasciata l’abitazione dell’eremita di cui parla la Visita Pastorale Odescalchi, eseguita nell’aprile del 1836; tronchi di colonne di marmo rosa di Cottanello(lo stesso utilizzato per il colonnato di P.za S.Pietro a Roma) si trovano presso la chiesa, sul viale d’accesso. Oggi la chiesa ha perso la sua funzione parrocchiale e ne rimane esclusivamente l’uso cimiteriale, oltrechè la testimonianza, coi suoi reperti, di quel lontano periodo storico romano di cui poco è rimasto ma di cui è pregna l’intera Sabina.